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Conversazione su Tiresia

“Alcuni luoghi sono come navi spaziali”, dice Andrea Camilleri, “che più che viaggiare nello spazio, si muovono nel tempo”. Uno di questi luoghi per lui è il teatro greco di Siracusa, nel quale a giugno di quest’anno ha realizzato una sfida con se stesso: un monologo di un’ora e mezza, le cui riprese stanno viaggiando verso le sale cinematografiche.

“Chiamatemi Tiresia”. È con queste parole che Camilleri spezza il silenzio e inizia a raccontare. Per secoli il mito e i suoi portavoce hanno modellato l’immagine di Tiresia come fosse fatta di pongo e solo ora, finalmente, persona e personaggio si ricongiungono nella figura stessa di chi li racconta: Andrea Camilleri. 

Tiresia, personaggio prismatico e dal grande carisma, fu uomo, donna e ancora una volta uomo, ma prima di poter predire il futuro, come ogni indovino che si rispetti, dovette perdere la vista. “Da quando non ci vedo più, vedo le cose assai più chiaramente”, confessa Camilleri parlando di sé e, narrando le vicende dell’indovino greco, riesce a raccontarsi e a fare luce sulla sua visione del mondo attraverso l’ironia, la satira e una naturalezza tale da farci credere di essere comodamente seduti nel salotto di casa sua. Spiega infatti che quello della conversazione amichevole gli è sembrato il tono giusto con cui raccontare una storia che è nel mito, ma è anche un po’ la sua. 

Passando attraverso le testimonianze di grandi autori, vicini e lontani, come Omero, Sofocle, Seneca, Dante, S.T. Eliot, Apollinaire, Virginia Woolf, Borges, Pound, Pavese e Primo Levi, nella sua Conversazione Camilleri offre occasioni per riflettere e, in un momento storico che il regista stesso ha definito di grande “appiattimento”, ragiona sul tempo e su ciò che lo compone: memoria, prospettiva ed eternità, spezzando la linea dritta e creando una curva divergente. 

Tra l’eloquente silenzio di 4 mila persone e l’immobilità delle pietre che abbracciano fedelmente l’antico teatro di Siracusa con la promessa di non lasciarlo mai, Camilleri sembra aver trovato l’eternità che cercava in qualcosa di semplice, quello che lui ha definito “un momento di commozione interiore profonda”. 

Se è l’emozione a tenere insieme passato, presente e futuro come delle pietre sorelle e a realizzare l’eterno, sicuramente Andrea Camilleri è riuscito a regalarcene un frammento, porgendo in aiuto la sua mano da scrittore, attore, interprete e coraggioso portavoce di memorie senza tempo.
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