L'articolo di Pubblicitá Italia che vede protagonista la mia passione [professione] : la fotografia, le immagini che realizzo e la voglia di continuare a farlo.
Come ha imparato a fotografare?
Per fortuna, non ho mai imparato. La fotografia per me è come un viaggio continuo. Fatto di tante tappe, ma senza una destinazione prestabilita. Ci sono momenti di scoperta, errori, successi, entusiasmo e sperimentazione. Ricordo bene il giorno in cui il viaggio è cominciato. Avevo 13 anni e stampai le prime immagini in bianco e nero con una camera oscura artigianale costruita con l'aiuto di mio padre.
Cosa ne pensa del boom della fotografia digitale?
Sicuramente la fotografia digitale ha dato la possibilità a molte persone di avvicinarsi al mondo dell'immagine e di comprenderne la "grammatica". Potremmo dire che l'alfabetizzazione in campo fotografico è aumentata in maniera esponenziale con il digitale e di conseguenza il livello medio delle foto "amatoriali" è salito. Nel mondo professionale il digitale ha solo velocizzato il processo. Io fotografo in digitale da tempo ma il mio approccio alle immagini non è cambiato rispetto alla pellicola. Non faccio mille scatti alla ricerca di quello giusto.
C'è un consiglio che darebbe a chi si sta approcciando alla fotografia professionale in questo momento?
Di raccontare le proprie idee attraverso le proprie immagini. Di non volere essere creativi a tutti i costi, perché a volte c'è molta più arte nell'immediatezza e nella semplicità. Di non considerarsi mai arrivati e di ricercare la perfezione in ogni scatto. Non sopporto chi pensa continuamente "tanto c'è Photoshop". La tecnologia è un strumento in più, ma non deve mai essere un alibi.
Come si prepara ad uno shooting?
Con il confronto, la ricerca e l'immaginazione. Durante le riunioni con le agenzie di pubblicità, i PPM senza fine, gli incontri con il cliente, ecco, io in quei momenti ascolto. Mi piace tradurre in immagini i concetti. Mi piace quando non riesco a trovare in rete immagini che possano far capire il tipo di scatto che voglio realizzare. Vuol dire che sono sulla strada giusta. La ricerca è fondamentale, ma è davvero valida quando attingi da ambiti nuovi, lontani, impensabili.
C'è uno scatto / campagna a cui è particolarmente legato?
Ce ne sono tante. E probabilmente ognuna per un motivo diverso. Quando rivedo gli scatti realizzati in occasione di una mostra per Amnesty International ad esempio ricordo l'impegno sociale di quel progetto e il team davvero molto motivato. Oppure, l'altro giorno, quando mi è capitata sotto mano una vecchia campagna natalizia di un caffè napoletano. Aveva come protagonisti Babbo Natale e la Befana da me ritratti nell'atto di sbadigliare. Un piccolo progetto che ricordo con piacere per la coerenza e la semplicità del messaggio.
Quanto è importante la post-produzione?
E' imprescindibile. Perché ormai siamo disabituati a vedere immagini reali, soprattutto nell'ambito della moda e della pubblicità. Che a volte poi se ne abusi, è un altro discorso. Credo che per un fotografo sia importante avere delle competenze di postproduzione: ti permette di capire perfettamente cosa puoi ottenere da un'immagine. Spesso mi capita di occuparmi in prima persona della postproduzione dei miei lavori. Altre volte, le mie conoscenze mi sono utili nel trasmettere input al postproduttore.
Quanto è importante l'apporto dell'agenzia creativa, se sta scattando per una campagna?
Tra agenzia e fotografo deve instaurarsi una reciproca collaborazione. L'agenzia deve trasmettere al fotografo tutte le suggestioni, le idee, il pensiero che sta dietro una campagna. Ma poi deve lasciare spazio alle immagini, allo stile del fotografo, alla sua visione, che è poi il motivo per cui l'agenzia l'ha scelto, no? Penso al fotografo come al cantante di un gruppo, la canzone non l'ha scritta lui ma a lui è assegnato il compito di interpretarla.
