Tra tutti i materiali di uso comune, la plastica è sicuramente quello impiegato in maniera più massiccia per la produzione di prodotti monouso, "l’usa e getta" che semplifica le nostre vite ogni giorno. Ma abbiamo la consapevolezza delle risorse necessarie per produrre ogni singolo involucro? Sappiamo da che materie vengono ottenute e soprattutto dove vanno a finire dopo il loro breve uso?
Agiamo come se la plastica fosse una risorsa inesauribile, in continua moltiplicazione e in grado di decomporsi una volta gettata via. E adesso che l’ammasso di rifiuti di plastica, difficili da recuperare e smaltire, è tra i problemi di cui il mondo si accorge e discute, la plastica viene demonizzata e percepita come materiale da eliminare senza capire che l’inquinamento non è altro che risorse che non riusciamo a raccogliere perché abbiamo ignorato il loro valore (cit. Buckminster Fuller).
Agiamo come se la plastica fosse una risorsa inesauribile, in continua moltiplicazione e in grado di decomporsi una volta gettata via. E adesso che l’ammasso di rifiuti di plastica, difficili da recuperare e smaltire, è tra i problemi di cui il mondo si accorge e discute, la plastica viene demonizzata e percepita come materiale da eliminare senza capire che l’inquinamento non è altro che risorse che non riusciamo a raccogliere perché abbiamo ignorato il loro valore (cit. Buckminster Fuller).
PH: Mara Giammattei
E se la plastica fosse organica, che forma avrebbe? Sarebbe coltivabile? Potremmo riuscire ad impiegarla in modo più saggio, senza scarti, e sfruttando la capacità della plastica di lasciarsi modellare, tagliare, ri-adattare e trasformare dopo ogni uso in qualcosa di nuovo? Sicuramente ci sarebbero varie specie nel mondo vegetale e animale, ognuna con le sue caratteristiche e peculiarità...
Questa mostra, ispirata all’estetica ma anche al pensiero di Ernst Haeckel, che nel 1866 conia la parola “ecologia” come scienza dell’habitat e delle interazioni tra gli esseri viventi e l’ambiente in cui vivono (molto diverso dal nostro concetto antropocentrico di “fare ecologia” per “riparare” l’ambiente), vuole essere un invito a ripensare la plastica come un materiale virtuoso, versatile, creativo e sempre pronto a trasformarsi in qualcosa di nuovo, ad avere una seconda vita, anche sotto forma di Arte.
In questa esposizione, ogni creatura/creazione è stata assegnata (con un po' di ironia) ad una categoria tassonomica e battezzata con un nome scientifico, che indica il genere a cui appartiene la specie e la sua caratteristica principale, ovvero la trasformazione applicata alla plastica per ottenerla.
La mostra, interamente realizzata con materiale di riciclo o di seconda mano, ha preso vita per la prima volta durante l'Arezzo Crowd Festival 2021, il festival di arte, performance e cultura organizzato dai giovani per i giovani, presso la Casa dell'Energia di Arezzo, l'Urban Centre, gestito dalla società Nuova Energia, che offre attività di sensibilizzazione al mondo della sostenibilità e delle energie rinnovabili. La realizzazione dell'allestimento è stata possibile solo grazie alla collaborazione di Donatella Bedini di Centro Onda d'Urto, nella cui nuova sede verrà allestita e possibilmente ampliata.
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PH: Mara Giammattei
